Debutta in Italia Qwant, un motore di ricerca che si differenzia dagli altri (e soprattutto da Google) perché non traccia l’attività degli utenti e non li profila a scopo pubblicitario. E proprio su questa unicità cerca consensi.
“Il nostro obiettivo è portare l’etica nei motori di ricerca. E far sì che anche in questo ambito venga rispettato l’art.12 della carta dei diritti dell’uomo: il diritto alla vita privata. Ovverosia il diritto ad avere totale privacy su quello che fai a casa tua”.
Per chi sa come funzionano le cose normalmente nei motori di ricerca e negli ecosistemi di profilazione, questa sembra la frase di un inguaribile sognatore, idealista e con i piedi non certo saldi sul terreno. E invece a parlare è un omone concreto e deciso: Eric Leandri, fondatore di Qwant, un nuovo motore di ricerca che sbarca da oggi in Italia. “Noi vogliamo rispettare la privacy dei nostri utenti: per questo motivo non piazziamo cookie e non catturiamo alcun dato. Semplicemente cerchiamo di fare bene il nostro lavoro: il motore di ricerca”. Così si è presentata Qwant a stampa e operatori in un evento presso il negozio Eataly di Milano.
La contrapposizione con Google è evidente: “Noi semplicemente anonimizzamo indirizzo IP e agent ID: fare soldi con i dati altrui non è il nostro business”. E durante l’incontro, moderato da Nicola Porro con ospiti di prim’ordine come il commissario AGCOM Antonio Matrusciello e il presidente della commissione bilancio della Camera Francesco Boccia, Google ha fatto il convitato di pietra, chiamato in causa molte volte.
Qwant nasce in Francia nel 2011 in fase embrionale e diventa operativo nel 2013, estendendo successivamente il suo mercato anche alla Germania; ora sbarca in Italia con una missione chiara: sensibilizzare gli utenti sul grande tema della propria privacy e della cattura dei dati. E ovviamente rappresentare l’alternativa “etica” all’operato di Google, giudicato lesivo dei diritti di privacy degli utenti. La missione – visti i numeri da monopolista di Google in Italia – sembra impossibile, ma la chiave del tentativo di Qwant sta tutta nel video promo, divertente e inquietante in un colpo solo, che nei prossimi giorni girerà in TV e che riportiamo qui sotto.
La proposta di Qwant, soprattutto in questo periodo di dialettica fiscale e regolamentare tra la UE e i big di Internet, è decisamente “continentale”: uno dei valori aggiunti proposti sta nel fatto che il motore di ricerca è interamente ospitato su server europei e risponde integralmente alla normativa (e anche alle attenzioni) europee su privacy e tutela del consumatore. Inoltre, secondo Qwant, la politica del motore di ricerca evita radicalizzazioni e apre davvero alla pluralità delle opinioni: “Noi non profiliamo gli utenti e proponiamo a tutti gli stessi risultati; altri motori di ricerca ti profilano e via via tendono a darti solo i contenuti che ti piacciono”.
Sui rischi del modello Google, è intervenuto il commissario AGCOM Martusciello: “A favorire gli utenti, c’è di certo la gratuità dei servizi; ma quindi c’è di fatto uno scambio implicito tra dati e servizio sul quale per l’utente finale non c’è consapevolezza. E il meccanismo è di baratto-ricatto: accetta le condizioni oppure lascia il servizio. Fa piacere assistere alla nascita di un operatore – si riferisce a Qwant, ndr – che contempera le esigenze di business e i diritti dei consumatori”.
Veramente utile